Le mie letture di dicembre 2023

E’ stato un mese complicato e, da lettore, non così soddisfacente come i precedenti undici mesi dell’anno. Forse a causa di un po’ di stanchezza mentale, forse perché, come ho detto per tutto dicembre: “ho già staccato la spina per l’anno”, sta di fatto che, in linea di massima, non ho letto libri che mi hanno appagato appieno, ne ho abbandonati molti, e non ho saputo selezionare le letture del mese in modo altrettanto efficace come ho fatto, ad esempio, a ottobre e novembre. Tuttavia ci sono state alcune sorprese, specie sul finire dell’anno, che mi hanno permesso di chiudere le letture del 2023 con slancio e motivazione per un egual entusiasmante 2024.

In totale, quest’anno, ho letto 258 libri. Soprattutto di saggistica e, tra l’autunno e l’inverno, mi sono dedicato molto alla poesia, per la prima volta nella mia storia da lettore, con reale interesse e trasporto. E’ stato un anno incredibile, pienissimo di belle letture, di belle scoperte, di tante parole, viaggi (metaforici e reali) ed emozioni. Un anno che mi ha dato tanto, mi ha portato lontano, le cui letture mi hanno aiutato, in modo direi quasi fondamentale, a sentirmi più… umano, più… vivo.

Ecco, dunque, i libri che ho letto a dicembre 2023.

L’Avana, ritratto di una città, di Lorenzo Pini (3 stelle).

Lacrime, sudore e sangue, discorsi di Winston Churchill (5 stelle).

Mostri degli anni ’20, di Fernanda Pivano (3.5 stelle). Avrei voluto dare un voto più alto a questo testo, tuttavia l’ho goduto solo a metà. I lunghi capitoli dedicati a F. Scott Fitzgerald li ho amati alla follia, così come quelli su Dorothy Parker. Altri, per esempio su Faulkner, mi hanno annoiato. Sicuramente il mio giudizio è legato a un gusto prettamente personale.

A Christmas Memory, di Richard Paul Evans (5 stelle). La mia stagionale lettura natalizia, scritto da un autore americano diventato famoso proprio per queste storie di Natale. Commovente.

Come diventare vivi, di Giuseppe Montesano (4 stelle). Un libro sull’amore e l’importanza dei libri.

Il cielo di maiolica blu, di Federica Giuliani (3.5 stelle). Un libro di viaggio sulla Turchia. Carini gli aneddoti ed evidente è l’amore dell’autrice per questa terra. Forse, come il libro sull’Avana, non l’ho letto con la giusta e meritata attenzione.

E d’ogni male mi guarisce un bel verso, di Fabio Stassi (5 stelle). Uno dei libri più belli dell’anno. Un volumetto che mi ha fatto venire voglia di leggere Dante e mi ha fatto sentire orgoglioso di avere le sue stesse origini. Un libro sulla lingua, sulla scrittura, sul vasto repertorio delle emozioni umane.

Pomeriggio di uno scrittore, di Peter Handke (3 stelle).

Il coraggio della felicità, di Loredana Scoiano (2 stelle, ma abbandonato). Un libro scritto male, innanzitutto. Dovrebbe narrare il giro del mondo dell’autrice, dove però incontra e interagisce quasi solo con persone italiane. C’è poca emozione e capacità narrativa nel descrivere i luoghi (e, in generale, in modo troppo sbrigativo). Un libro, quindi, dalla narrativa debole e spaventata da ciò che sarebbe potuto essere, ma non è stato.

Resta ancora tanto da dire, di Amos Oz (3 stelle). L’ultima lezione di Oz prima di morire sul conflitto israelo-palestinese. Il concetto espresso è: l’unica soluzione sono i due stati, che io condivido. Ma il principio è esposto in modo che definirei irragionevole. Quasi come a dire: voi arabi musulmani palestinesi ormai vivete in territori occupati, ormai avete perso le vostre città, non potete rilanciare pretese su di esse, fatevene una ragione. Ripartiamo dalla soluzione geografica attuale. Un libro breve, parecchio caotico, esageratamente nazionalista (ossia l’ultima cosa di cui il conflitto avrebbe avuto bisogno).

George Steiner, l’ospite scomodo, di Nuccio Ordine (5 stelle).

Guardami: sono nuda, di Antonia Pozzi (poesia: 3 stelle).

Manifesto per gli animali, di Melanie Joy (5 stelle). Un breve libro sincero e crudo che ci spiega, dati e fatti alla mano, perché sia sbagliato mangiare carne, soprattutto in difesa del rispetto animale e ambientale. Se ti interessa, ho scritto una recensione del libro qui.

Raccogliere il mare con un cucchiaino, di Regina Catrambone (4 stelle). Un libro sulle migrazioni, sull’importanza e sul dovere morale di aiutare chi scappa da guerre, fame e povertà.

I libri hanno bisogno di noi, di George Steiner (5 stelle).

In difesa della poesia, di Percy Shelley (5 stelle). Un immenso e articolato atto di difesa – e d’amore – nei confronti della poesia. Imperdibile.

Odiare la poesia, di Ben Lerner (5 stelle). Un testo sulle infinite possibilità (e dell’infinita impossibilità) della poesia. Di come la buona poesia ambisca all’impossibile ambizione di unire “noi” in un “tutti”, e di come leggere cattiva poesia ci permetta di riconoscere che ci può essere, dunque, della buona poesia. Un libro per aspiranti poeti o, più semplicemente, per chi desidera capire meglio l’intenso e travolgente mondo attorno a questo vituperato stile letterario.

Lungo lo stivale, di Diana Facile (3 stelle). Mi sarebbe piaciuto trovare in questo libro molto di più le meraviglie d’Italia, ma ho trovato soprattutto conversazioni arcaiche (nessuno nella realtà parla così), comportamenti della protagonista che si potrebbero benissimo definire sclerotici e poca, pochissima vera Italia.

Mancarsi, di Diego de Silva (5 stelle). Un romanzo breve che ti accoglie e ti fa navigare nei sentimenti umani: dal dolore, alla ricerca dell’amore, al senso di spaesamento. I due protagonisti – Irene e Nicola – che viaggiano sempre su due binari paralleli, mi sono piaciuti molto e ho empatizzato con loro. Ho trovato i loro drammi emotivi ben costruiti, legittimi, e anche la trama scorre veloce e fluida.

Guerra al buio, di Tim Judah (3 stelle). Una raccolta di quattro scritti “in presa diretta” nelle settimane immediatamente successive agli attentati dell’11 settembre. Tuttavia, oltre a risultare, ad oggi, molto datati, sono anche scritti con un occhio fin troppo filo occidentale, da cui traspare un chiaro e solo messaggio: gli americani sono i salvatori. E, vent’anni dopo, sappiamo che non è stato così. Che l’Afghanistan, e la questione talebana, è molto più complessa di quanto viene descritto in questo libro.

Non so come andrà a fine, di Angelo Ferrari (4 stelle). Un libro che scorre su due binari: l’amore e i viaggi nel continente africano – una passione travolgente, totalizzante -, e la malattia tumorale che l’autore ha affrontato e della sua paura di non poter più vedere l’Africa a causa di essa.

L’arte di raccontare, di Caterina Bonvicini e Alberto Garlini (4 stelle). Dieci brevissime interviste a dei famosi autori internazionali sulla scrittura, ossia sulla tecnica e l’impegno della scrittura.

Poesie, di T.S. Eliot (senza voto). Qui serve una doverosa spiegazione. La mia collezione raccoglie quasi tutti gli scritti dell’autore, dalla giovinezza alla famosa Terra Desolata. Alcuni versi li ho trovati infinitamente visionari, intensi, significativi. Altri non li ho capiti affatto, ma non ho dubbi che ciò derivi da una mia mancanza di profonda conoscenza nei confronti di questo autore che vinse il Nobel per la Letteratura nel 1948. La mia “recensione” è la conseguenza di una prima lettura, ma non dubito che in futuro lo rileggerò una seconda, e una terza volta. I suoi scritti esprimono esattamente quello che insisto nel dire sulla poesia: più li leggi, più trovi qualcosa di nuovo, un nuovo verso che ti parla e ti conduce. Mi è impossibile, tuttavia, esprimere un voto su questo testo perché va oltre le mie conoscenze attuali della poesia. E’ incredibilmente strutturato e lirico.

Vi lascio di seguito alcuni versi tratti dal poema La Terra Desolata per farvi comprendere ciò che intendo: “Il pasto è ormai finito, e lei è annoiata e stanca / lui cerca di impegnarla alle carezze / che non sono respinte, anche se non desiderate. / Eccitato e deciso, ecco immediatamente l’assale / le sue mani esploranti non incontrano difesa / la sua vanità non pretende che vi sia un’intesa, ritiene / l’indifferenza gradita accettazione.” Vi ricordo: versi, questi ultimi, scritti nel 1922. Oggi, più di cent’anni dopo, sono più che mai attuali. Ecco perché le persone vincono il Nobel.

Quattro lettere d’amore, di Niall Williams (3 stelle). Un romanzo lentissimo, quasi senza dialoghi. Non consigliato, seppur la scrittura, in alcune fasi, sia davvero molto poetica e lirica.

La memoria vegetale e altri scritti di bibliofilia, di Umberto Eco (3 stelle). Finora, l’unico di Eco a non avermi convinto del tutto. Alcuni saggi, specialmente i primi, sul collezionismo di libri, li ho trovati molto interessanti e godibili. Successivamente la scrittura e i temi trattati si fanno esageratamente tecnici, quasi da risultare incomprensibili ai non addetti ai lavori. Se non avete mai letto nulla di Eco, non iniziate da questo testo.

Amore non amore: cento poesie, di Franco Marcoaldi (5 stelle). Una collezione che prende spessore di poesia in poesia. Rime ben strutturate, seppur alcune risultino un po’ troppo simili a filastrocche. Una scrittura autentica e versi che “parlano” a tutti.

Memorie di un folle, di Gustave Flaubert (5 stelle). Uno dei migliori libri, non di dicembre, ma dell’anno. Un romanzo breve autobiografico sul disagio adolescenziale, sul tempo che scorre e il proprio fluttuare in quel tempo. Una vita che si brama, si sogna, si vive e che arde della più intensa fiamma del… nulla. Un libro nel quale mi sono ritrovato in ogni singola frase scritta. Un piccolo, immenso capolavoro.

Il lettore sul lettino, di Guido Vitiello (5 stelle). Un libro divertente, accessibile, godibile, e che mi ha riconciliato con le mie “follie” da lettore.

Vita meravigliosa, di Patrizia Cavalli (4 stelle). Una collezione di poesie viscerali, decisamente malinconiche, sul senso della vita e della quotidianità.

Gli immediati dintorni, di Vittorio Sereni (5 stelle). Un libro che mai avrei pensato di leggere, e che invece si è rivelato una gradevolissima sorpresa per finire alla grande l’anno. Ricordi di guerra, e sulla guerra, riflessioni sulla poesia e sul senso della scrittura, con alcune considerazioni sull’umanità che quasi definirei antropologiche.

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