Racconto: “Se sei depresso, cammina sotto la pioggia”
La maggior parte delle persone afferma di non amare la pioggia e le capisco, perché anch’io ero come loro.
Ho sofferto di depressione per buona parte della mia vita, soprattutto quand’ero giovane. Anche quando non la riconoscevo come tale, pur sapendo di non stare bene.
Durante le giornate di pioggia questa disgregante emozione umana ritornava a volare come un avvoltoio. Ero depresso, in primo luogo, perché ero sempre da solo. Tutto mi sembrava di una futilità insignificante. La depressione ti divora. Desidereresti stare bene ma quest’ombra oscura ti risospinge costantemente verso il tuo oblio, come le onde del mare che sempre ritornano a sé stesse. Io ritornavo sempre verso il mio buio interiore. Così, durante le giornate di pioggia, mi raggomitolavo per tutto il tempo sul divano, in attesa di addormentarmi la sera una volta per tutte. Il cellulare, invece di distrarmi, mi deprimeva ancor di più. Il problema tuttavia non era la pioggia in sé, poiché questa condizione proseguiva anche nelle giornate soleggiate, quando la vita al di fuori si muoveva e interagiva con sé stessa e l’unico pensiero che avevo, se non era quello di ammazzarmi, certamente era quello di arrivare salvo fino a sera, di sopravvivere a un altro, infimo giorno.
Poi, durante un giorno di pioggia, ebbi una crisi di panico. Corsi fuori casa, in mezzo alla strada, alla ricerca di maggiore aria, di uno spazio meno soffocante di quanto mi apparissero le mura domestiche. E per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii vivo. Le gocce di pioggia sul volto e sui vestiti, fino a rendermi fradicio, mi ricordarono d’un tratto della gioia di un bambino per le cose più semplici ed essenziali della vita. Proprio come un bambino che butta un piede in una pozzanghera e si diverte a inzupparsi tutto – alla faccia delle sgridate genitoriali!
Poco tempo dopo iniziai a camminare sotto la pioggia, senza ombrello ma al massimo con un berretto in testa. Mi sentivo libero andando incontro a quelle goccioline di tristezza che cadevano dal cielo. E gradualmente la depressione svaniva e l’ansia si alleviava. Fino a che realizzai che quelle goccioline non erano di tristezza o malinconia – in fondo anche il cielo si stava solamente facendo il bagno. Il cielo non era triste come me, ma si stava pulendo dalla tristezza. In ciò vi è una enorme differenza. E così capii che quelle goccioline erano dunque, anche per me, una forma di opportunità.
Se vuoi, ti consiglio anche la lettura del mio primo racconto breve pubblicato sul blog: C’è poesia in qualunque cosa.
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Un commento
Savarese Carmen
Bello complimenti