Poesia: “Onora la madre, onora la donna”
Questa poesia tratta un tema sociale a me molto caro: la povertà e la sua correlazione con il concetto di dignità. L’idea mi è venuta, come leggerete tra poco, dopo aver osservato che il comune nel quale vivo chiama i propri cittadini a casa chiedendo loro del volontariato «per i poveri», e allora ho immediatamente pensato: ma come osate? E se dall’altra parte della cornetta ci fosse una donna che ha appena perso il lavoro e che vive lei stessa sulla soglia di povertà? Come pensate che si sentirebbe sentendosi dire: «Vuole aiutare i poveri?» E allora, come scrivo nella poesia: «Mai una volta che ti chiedano se il povero sia tu». Buona lettura.
«Signora, vuole aiutare i poveri?» / le chiedono i radicali / dalla cornetta del Comune. / «Mi date qualcosa?» / chiede stanca la donna / con la gonna sporca e sfilacciata / dai fornelli della dignità.
Un leggero divagare e / i radicali del Comune / tossiscono: «È gratis signora, / non ci sono soldi per pagare».
E allora penso, / osservando spegnersi / la fiamma negli occhi / di una madre che soltanto vorrebbe / poter essere ancora un po’ donna: / mai una volta che ti chiedano / se il povero sia tu.
La vostra falsa morale / ha il calore delle parole / sulle epitaffi dei poveri / che con il vostro / fanatico clientelismo / credete di aiutare.
Ma nient’altro siete / che dei barbari / con le unghie laccate / nella borsa del servilismo / che voi chiamate con la / dolcezza delle parole: / «Fare un atto di gentilezza / è una gentilezza / che si fa a sé stessi».
E ancora i poveri muoiono / senza rispetto per la lor dignità. / E ancora i ricchi vivono / nel crogiolo della propria santità.
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