Poesia: “O cara, O perduta Patria!”
Ho scritto questa poesia il 17 febbraio 2024 pensando all’Italia, e più nello specifico alla sua (nostra) lingua. La lingua, in un misto di volgare e latino, di Dante. La lingua più recente che fu radice degli scritti di Moravia e Pasolini. La lingua dei cantautori tanto quanto poeti quali De André e Battiato, alle liriche classiche di un immenso operista quale fu Giuseppe Verdi. Pensando a loro, ai lavori che hanno compiuto, ho sentito, e continuo a sentire, una profonda vicinanza alla mia lingua natale – un mio sacro orgoglio e privilegio in quanto italiano. Qualcosa di cui sono grato e da non dare mai per scontata. E allora ho, a mia volta, voluto dedicare a questo argomento una poesia. Buona lettura…
“Un tempo parlavamo in volgare / la lingua del popolo / il cinguettio della fertile terra / la lingua della famiglia / lo strutto di una cultura – / torna a noi, O cara Patria!
Oggi noi agiamo / con la volgarità del sentimento / noi popolo che abbiamo / rinunciato alla monarchia / per essere sudditi della politica – / torna a noi, O perduta Patria!
Oggi la lingua / è mutevole e senza forma / scorre e cambia / sulle ali del vento, / dobbiamo riappropriarci / delle sillabe e del sacro suono.
Di una Patria le radici non sono / i suoi brillanti laghi né il vento / che invoca audace il canto / dalle alte vette. E’ la lingua / il suo seme. La pioggia che / ne vivifica l’erbetta.
Questa dolce vita, O mia Patria, / è una mia possessione / è un mio sacro orgoglio. / E quindi torna a noi / linguaggio d’oltretomba / accogli il nostro isolato canto
rendici italiani, / insegnaci ad amare, di nuovo, /O cara e perduta Patria!”
Tutti i diritti riservati, ©2024 Tiziano Brignoli. Foto di Bogdan Dada su Unsplash
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