L’amicizia e l’insegnamento dei buoni libri
Alice Howland è mia amica. Sotto certi punti di vista, è la mia migliore amica. In lei io vedo l’umanità che amo, la lotta che bramo e la serenità che cerco e non sempre riesco a conquistare. Certo, è il personaggio di un libro. Il suo respiro è respiro spirituale. Ma è quel respiro caldo che io ho saputo cogliere e che nel gelido e buio tempio della malattia mentale, ha dato luce e speranza alla mia mente inquieta.
Ho incominciato a leggere tanto – centinaia di libri l’anno – nell’estate del 2021, quando vomitare in preda a convulsioni di ansia e depressione era, per me, diventata la normalità quotidiana.
Emotivamente e psicologicamente ero talmente confuso e allo sfacelo da pensare, nonostante il mio amore per la letteratura, di vendere ogni mio libro – principalmente saggi e un po’ di narrativa classica americana. Il mio cervello aveva come la sensazione che, liberandosi di tutti quegli oggetti – in fondo “soltanto” oggetti sono -, si sarebbe ripreso e avrebbe riconquistato un briciolo di serenità. Volevo che tutto attorno a me fosse candido, vuoto, asettico. Ma alla fine sono contento di non averlo fatto e, come tutte le grandi storie d’amore – come quella fra me e la carta macchiata d’inchiostro – ci voleva un atto di rottura, quasi definitivo, per arrivare a ricordarmi, negli anni seguenti, che nei libri io non solo esisto, ma sopravvivo, prendo fiato, mi amo e imparo ad amare. Grazie ai libri ho imparato a empatizzare, a ragionare meglio, a considerare con più facilità il punto di vista altrui. I libri sono stati – e sono – miei amici tanto quanto miei maestri.
In ogni caso, presi qualche mese di stop dalle letture. Fu necessario e proficuo. Finché arrivò un giorno di inizio primavera nel quale, per passare un po’ il tempo, frugavo e curiosavo nella libreria di mia madre e scorsi un romanzo di una certa Alice (pronuncia inglese) che, ancora in relativa giovane età, inizia a dimenticarsi delle parole che conosce e che ha sempre usato. Che questo potesse essere l’inizio della sua discesa negli inferi dell’Alzheimer?
In circostanze normali avrei riposto immediatamente il libro sullo scaffale, ma quello non era un periodo normale, ma piuttosto l’inizio di tutto ciò che sarei diventato.
Mio nonno Antonio morì di Alzheimer e questo fu un incentivo a leggerlo. Il pensiero che ebbi prima di decidere di iniziarlo fu: se io leggo questa storia, il modo in cui la protagonista ha affrontato la malattia, potrei avere modo di capire meglio ciò che ha passato mio nonno, che mi mancava e con il quale sentivo di non aver passato abbastanza tempo, di non possedere abbastanza ricordi con lui, come invece successe con nonna Rita.
Quindi, senza pensarci troppo – cosa abbastanza atipica per me – lo presi in mano e, un po’ sul terrazzo di casa e un po’ sulla panchina di un bosco, lo divorai in pochissimi giorni. Non mi era mai successo di iniziare e finire un libro nel giro di così poco tempo, ma soprattutto di entrarci dentro fino a sentirlo vibrare dentro di me, come se fosse una pianta rampicante e fruttuosa che aveva piantato radici nel mio stomaco e saliva, crescendo, in ogni parte del mio corpo.
Da questo momento in poi scattò qualcosa nel mio cervello. Iniziai a capire che c’era una salvezza anche per me e che potevano esserlo i libri. Non solo i farmaci, comunque necessari. Non solo la futura – e sicuramente salvifica – psicoterapia. Fino ad allora non avevo mai realmente compreso la capacità di insegnare e al contempo di tenere compagnia che possiedono questi oggetti morbidi, delicati e portatili. Soprattutto per chi soffre di solitudine. Soprattutto per chi si è costantemente sentito rifiutato nella vita.
Iniziai quindi a divorare libri. Sembravo un invasato. Ero dentro nelle storie scritte come invece non riuscivo a sentirmi incluso nel mondo al di fuori (quanto meno, non ancora). Quello che teoricamente definiamo il mondo “reale.” Ma chi definisce il reale?
Certo, la depressione era latente e ogni tanto usciva fuori, destabilizzandomi. L’ansia era una costante che non mi abbandonava mai e che ancora non avevo modo di gestire o controllare in autonomia. Ma c’era un lato di me che stavo imparando a vincere, ed era appunto la solitudine. Il non avere amici non mi sembrava più un dramma così assoluto e totalizzante, in grado di avvolgere ogni mio pensiero ed emozione.
Leggendo per ore e ore e ore mi sentivo vivo. Sentivo il mio sangue pulsare di energia, il mio cuore battere di emozioni vere e intense e, soprattutto, la mia mente iniziava a funzionare meglio. I collegamenti mentali divennero più fluidi e spontanei. La mia voglia di scoprire storie diverse dalla mia era impellente e necessaria. Era come un’acqua torbida che diviene limpida e, molto lentamente e con molto sacrificio, finalmente cristallina.
Alice Howland mi ha salvato la vita. Il coraggio con il quale seppe affrontare il mostro, la dolcezza del suo carattere, l’umanità con la quale l’autrice l’aveva dipinta – tutto ciò aveva contribuito a renderla l’amica che non avevo, o sentivo, di non aver mai avuto. E poco importava che fosse un personaggio di fantasia. Poco importava perché seppe consigliarmi e tenermi compagnia nel momento in cui più avevo bisogno di consiglio e compagnia – indipendentemente dal luogo dal quale tutto ciò provenisse.
Ecco la magia di cui si parla quando si parla dei libri. Io l’ho provata sulla mia pelle. E ogni singolo giorno, tre anni dopo, la ritrovo aprendo e scorrendo pagine di carta e inchiostro. Certo, poi c’è anche la vita al di fuori. Necessaria, costruttiva, stimolante, tanto spaventosa quanto eccitante. Ma alcune volte è semplicemente bello e accogliente rifugiarsi nella propria interiorità attraverso il mezzo del libro.
Perché se è vero che sono molte le storie lette che ci piacciono, sono pochissime, nel corso di una vita, quelle che ci cambiano davvero, come tuoni che squarciano il cielo o, se vogliamo, come un sole che spunta timido ma ambizioso dalle nuvole autunnali. Still Alice non è il primo libro che ho letto, ma sarà sempre il primo libro che ho letto ad avermi fatto sentire un lettore.
A questo link Amazon puoi trovare un libro che ho scritto nel quale parlo del mio amore per i libri (dal punto di vista dello scrittore tanto quanto quello del lettore).
Foto di anotherxlife su Unsplash