Essay,  Poesia

Prosa poetica: “L’autunno non è declino, ma alterità di vita”

L’autunno è una precipua necessità dell’esistenza. Tutto per nascere deve prima morire. Anzi: ogni cosa che nasce è in principio morta. E’ nel nulla che ci può essere il Big Bang del Tutto. Senza il nulla, nulla si può espandere.

Nel Corano viene detto: «Come non credere in Dio, che ha dato la vita a voi quando eravate morti? Poi Egli vi darà la morte, poi Egli vi darà la vita». Sicché la morte, nelle parole di Guidalberto Bormolini, è l’atto più importante della vita. Se non arriveremo pronti ad affrontare quel momento, avremo sprecato un’intera esistenza. La morte è cosa normale e naturale. Persino più normale e naturale del concepimento di una vita. Non bisogna temerla, ma andarle incontro in consapevolezza.

E l’autunno è l’esatta espressione di ciò. Poco prima che la Natura muoia, tutto brilla, tutto è luminoso, tutto è incandescente di colori e saturazione. Come nella vecchiaia c’è saggezza e morbidezza d’animo, così in questa stagione c’è un messaggio subliminale di speranza, ma che per essere tale e per dare i suoi frutti, deve prima vagare per terre aride e incolte. Le terre dell’inverno che, metaforicamente, sono l’attimo immediatamente antecedente all’esplosione della vita. In fondo molti di noi amano l’autunno, e non lo amiamo, forse, proprio perché è una magnifica espressione di decadenza?

Ma in questo mondo veloce, vorace e violento, di nulla ci accorgiamo – quasi nemmeno del dolce fluire delle stagioni – perché disturbati da questo invadente cicaleccio che è la modernità. E allora torniamo a fare attenzione alla tenue luce del tramonto, al vento che spira dai monti, dalla pioggia che rinfresca l’aria all’arrivo di settembre. Tutto ha un significato. Tutto è bellezza. In fondo il nero, colore funereo, è la somma di tutti i colori. Nel silenzio di un bosco autunnale c’è un’implicita e infinita promessa di ciò che sarà, così come nella morte c’è il seme che incontra l’utero. Tutto nel Cosmo ruota, si muove e si incontra. Tutto nel Cosmo viaggia in un presente che rincorre i milioni degli anni che furono e che saranno.

E laddove nella Natura in primavera ci sono uccelli in canto, che in picchiata discendono dagli acuminati monti, in autunno – quando la Natura stessa muore – essa diventa madre affettuosa e benevolo ventre del futuro che sarà.

E allora tutto torna. Tutto ancora torna. Tutto in sé possiede un infinito, invisibile microcosmo, nel grande Cosmo di cui noi siamo atomi erranti in cerca di liberazione. E allora l’autunno ci libera, facendoci morire, per nascere ancora.

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Foto di Lukasz Szmigiel su Unsplash

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