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Diapositive da Tangeri: «Questa è casa tua ora»

Prima di leggere questo nuovo racconto, direttamente dalla città di confine fra Africa ed Europa – Tangeri -, ti consiglio questo breve aneddoto, che ho vissuto cenando nel movimentato Petit Socco. Buona lettura.

L’accoglienza non appena messo piede in Marocco (o sarebbe meglio dire a Tangeri) fu molto più che calorosa. Nulla di rigido o formale come una stretta di mano, quanto piuttosto una mano sul cuore. E’ infatti così che ricordo gli innumerevoli momenti trascorsi in questo paese di confine fra culture, tradizioni, religioni ed esperienze esistenziali.

Arrivato alla Kasbah, la zona fortificata della Medina, entrai nel riad dove avevo prenotato, e qui Marie – la proprietaria, di origini francesi, ma sposata con un insegnante marocchino della lingua francofona – mi accolse con del tipico tè alla menta e gustosi biscotti molto dolci. Le dissi che essendo la mia prima volta in una struttura di questo tipo, piuttosto che in un albergo, non sapevo bene come comportarmi, al che lei mi rispose che «questa è casa tua ora». Mi fece mettere comodo sui divanetti nell’ingresso e mi disse che, se ne avessi avuto bisogno, c’erano a disposizione tè e tisane. Poggiai i bagagli e, scambiando ancora alcune informazioni con Marie, mi disse che «non ho mai trovato un posto più sicuro del Marocco», specificando successivamente che parlava della Medina. Maybe down there not so much, aggiunse, in riferimento alla Nouvelle Ville – la città nuova – prontissima però ad aggiungere che «qui nella Medina ci proteggiamo a vicenda, abbiamo un occhio di riguardo gli uni con gli altri».

Certo, l’esperienza della medina è un viaggio all’interno del viaggio stesso. Va vissuta e goduta con gioia ed entusiasmo. E’ un piacere sensoriale che si unisce alla voglia di scoprire e, per qualche ora, di lasciare andare tutti i timori che ci portiamo dietro dalla società occidentale.

Il “centro storico” tangerino è accogliente, piuttosto silenzioso, specialmente al mattino fino all’orario del pranzo, tranquillo e ben protetto. Camminando nella zona alta della medina mi sono sentito immediatamente “assorbito” dal clima che gli abitanti del posto sanno infondere al turista, e praticamente mai in pericolo.

Ero in città da nemmeno un’ora quando decisi di percorrere un sentiero panoramico che dalla Kasbah discende, appoggiandosi poi sul lungo mare, che continua elegante e curatissimo per chilometri e chilometri, fin quando il Mediterraneo non si bacia con l’Oceano Atlantico. Ed ecco che arrivai proprio di fronte a una delle moschee principali di Tangeri, il cui minareto, finemente decorato con una trama molto simile a quella di un mandala, di colore bianco e un mix fra l’oro e il bronzo, svetta orgoglioso dinanzi alle onde mediterranee. E lì – la prima volta che vidi una moschea – pensai: eccoti qui, Tiziano, dove l’Africa e l’Arabia si incontrano in una dolce e affettuosa danza dei sensi.

In questo articolo puoi anche leggere cosa ho provato ascoltando il richiamo alla preghiera del muezzin.

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