Africa

Sguardi sull’Africa: “Grazie di amarmi”

Nonostante siano ormai trascorsi quasi tre anni da quando ho iniziato un bellissimo viaggio di adozione a distanza con un dolcissimo e intelligente bambino Maasai del Kenya, ancora mi sorprendo (in positivo) della sua sensibilità, della sua timidezza, della sua dolcezza per l’appunto, e di quanto una parola, un gesto, un sorriso, una buona azione incondizionata, possano cambiare l’esistenza intera di un essere umano.

Oggi vi voglio parlare succintamente di come il bambino (ormai giovane ragazzo) che ho adottato a distanza, spesso conclude le sue letterine. Ricordo ancora la prima volta che mi ha scritto “I love you” – Ti voglio bene. Pensai: come può un bambino africano volermi bene, se nemmeno io, talvolta, ne so volere a me stesso? Possibile che quello che sto facendo sia davvero così importante per lui, da far diventare anche la mia persona così importante per lui? Che veda in me un riferimento, un appoggio e un sostengo emotivo?

Me lo disse benissimo la mia psicologa: «Sono certa che l’unica persona che mai e poi mai ferirà, sulla quale non farà mai pesare nulla di sé, è Josephat. Gli vuole troppo bene». Ed è vero. Quando lo penso, gli scrivo, gli mando una mia foto, il mio unico obiettivo è saperlo in salute, felice, tranquillo. E’ un viaggio difficile il suo, molto più difficile di quanto io potrò mai immaginare, e ne ho avuto triste testimonianza anche recentemente. Ma so che grazie al mio aiuto lui cresce vedendo il mondo un po’ più limpido, un po’ più colorato e sprezzato da un vento leggero che ravviva il cielo dalle nuvole che incombono. E, allo stesso modo, io divengo una persona migliore, più umana, più buona nelle relazioni quotidiane, e sì, anche più felice. Felice che lui sia in questo mondo.

Recentemente ho notato, leggendo le letterine che mi manda, che sempre più spesso le conclude con le parole “Grazie per ricordarti sempre di me” o, ancora, “Grazie di volermi bene.” Da un certo punto di vista sono parole dolcissime, che mi fanno rendere conto del bene che gli faccio, dell’affetto che lui prova per me, e del legame che si è instaurato, nonostante la distanza fra interi continenti. Ma sono anche parole strazianti e commoventi insieme. Mi fanno quasi pensare che Josephat sia un bambino che percepisce tutto – emozioni, situazioni, eventi – con una intensità e profondità emotiva che mi ricorda me stesso alla sua età. E mi ricordo benissimo quanto non sia per nulla facile tutto ciò. Sono parole che mi fanno pensare quanto lui abbia bisogno, e sia desideroso di affetto. E allora in lui, in questo bambino, io vedo un dono del cielo. Un bambino che sa riconoscere l’amore – e l’amore vero supera le barriere, i territori, le lingue, i colori della pelle.

Ogni volta che ci scriviamo, che ci mandiamo delle foto, o dei saluti video, in lui vedo me stesso, e so dunque che lui, in me, vede una guida e un esempio, che io ho il dovere di non tradire mai.

Se sei interessato al mondo dell’Africa, e vuoi saperne di più sulla mia esperienza con l’adozione a distanza, ti consiglio il mio pamphlet Persone Felici, che puoi trovare su Amazon.

Un piccolo libro nel quale racconto il mio incontro con i Maasai, e la mia gratificante esperienza come genitore a distanza.

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