
Due scritti brevi (e anticonformisti) sul concetto di libertà
“Non tutto ciò che è libertà libera l’uomo. Spesso ciò che desideriamo, facciamo e pensiamo è soltanto una forma di omologazione. Quindi, un sinonimo bello e impacchettato della parola ‘oppressione‘. Dobbiamo insegnare ai nostri figli che la dignità e la libertà dell’essere umano derivano da una mente che produce pensieri singolari, autonomi, curiosi, senza cercare l’approvazione a tutti i costi in una società che, per essere iper-competitiva, esclude i molti – che non sanno o non possono o non vogliono correre ad alta velocità – a discapito di pochissimi eletti.”
“Gli esseri umani tendono a pensare per associazioni culturali e sovrastrutture mentali. Ciò che per noi è libertà, per altri può essere oppressione. E viceversa. Ci è stato detto fin dalla culla – e così dunque lo pensiamo – che il velo è oppressione, e che la minigonna è della donna la liberazione. Ma se fossimo nati in Marocco un delicato fazzoletto intorno al volto sarebbe la quotidiana normalità. Per imparare realmente a pensare, bisogna liberarsi delle catene sociali imposte al pensiero, che non deve essere vincolo ma albero da frutto. Dunque essere capaci e liberi di pensarla come ti hanno sempre detto di non dover pensare. Non c’è maggior libertà di questa. Sentirsi liberi di essere ostinati. Sentirsi fieri di andare in direzione contraria.“

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