Essay

Da Epicuro a De André a Pasolini: imparare a rispettarsi, rispettando l’Altro

Epicuro ha scritto che ‘In generale il diritto è universale in quanto fondato sulla reciproca utilità, ma a seconda dei luoghi e delle condizioni l’idea di giusto può variare.’ Esiste infatti una verità univoca, inalienabile, ossia che tutti noi – nella concezione Epicurea – abbiamo il diritto di essere felici, di cercarne la nostra, e più adeguata e giusta forma, di godere e di vivere di quel piacere, in quanto esseri umani. Ma non esiste una verità universale di ciò che è giusto e di ciò che non lo è, e quindi globalmente condannabile. I confini di questo stretto mondo sono labili e friabili.

Così mi tornano in mente le parole di De André – poeta nella creazione del canto tanto quanto poeta nella formulazione del pensiero: ‘Ho sempre pensato che vi sia ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell’errore… Basta spostarci di latitudine e vediamo come i valori diventano disvalori, e viceversa. Non parliamo poi dello spostarci nel tempo. C’erano morali nel Medioevo, nel Rinascimento, che non sono più assolutamente riconosciute.’

La vita questo è: una ricerca, di smentita in smentita, assorbendo conoscenze, dubitando di certezze, e creandosene di nuove. È così bello cambiare idea. E cosa altrettanto bella scoprirsi in errore. Noi siamo esseri umani, ma siamo anche Uomini, parte di una civiltà collettiva. Intelligente e saggio è l’uomo che è capace di unire i propri valori, rispettando comunque quelli talmente lontani da lui da risultare inconciliabili, e presumibilmente inavvicinabili. Coloro che sembrano possedere valori aridi, ma non per questo sterili.

Pasolini, rispondendo alle polemiche scaturite da una sua poesia incentrata sullo scontro fra poliziotti e studenti nel 1968 a Roma disse quanto segue: ‘Se c’è qualcuno che è diverso, qualunque diversità sia, ha diritto di esserlo, e la società non deve avere un atteggiamento razzistico contro questa diversità.’ E poi la parte, a mio parere, più importante: ‘Deve capirla, discuterla, analizzarla, ma non avere un atteggiamento razzistico di rifiuto e di esclusione.

In qualche modo il filosofo Epicuro, il cantante De André, il poeta Pasolini, in anni ed epoche diverse, hanno tutti detto la stessa cosa: per evitare violenza bisogna conoscersi. Per conoscersi bisogna essere disponibili all’ascolto. Per ascoltare l’altro bisogna smettere di porre l’accento sulle sue colpe, girando piuttosto la cinepresa sulle proprie responsabilità. Quindi se vogliamo tentare di capire il significato di diritto universale non possiamo esimerci dal dovere del contatto, dell’incontro, dello scambio. Tanto quanto è importante leggere, studiare e approfondire, altrettanto se non più necessario è l’incontro/scontro e ancor più lo scontro che può diventare fruttifero incontro.

Tutte le occasioni per evolvere il mio pensiero sono forse nate dai libri, ma mai si sono concluse nelle pagine di un testo, quanto piuttosto dall’incontro con il “diverso”.

Non si è mai realmente felici se si pensa di poterlo essere soltanto con l’incontro del proprio, spesso falso e un po’ corrotto, sé. Non si è mai pienamente appagati dall’esistenza se per paura non siamo disposti ad appianare, e ancor meglio stratificare, le nostre, sì tanto umane, incongruenze. Se non saremo disposti a riconoscere che mistificando volgarmente l’Altro – condannandolo a un ruolo umano di terz’ordine – staremo al contempo mistificando parte di noi stessi. E allora cogliamo tutti i valori umani – dai più lontani ai confini più vicini – come parte della gratificante costruzione dell’Uomo in quanto tale.

Ti potrebbe anche interessare: Come ho scoperto l’Islam, religione di pace. Ti consiglio anche il mio piccolo libro Persone felici, dove narro della mia passione per il continente africano e della mia esperienza come genitore a distanza.

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